Se l'Università fosse un rumore sarebbe quello della zip
dell'astuccio che si apre arrugginita, sempre lo stesso di quando andavi alle
superiori, con ancora sopra le spille e le scritte a pennarello.
Sarebbe il ticchettio delle monete rigirate tra pollice e
indice, mentre aspetti il tuo turno alla macchinetta del caffè.
Il silenzio repentino di un gruppo di studenti un attimo
prima che inizi la lezione. E poi subito dopo il fragore di un professore
ingoffato di libri che appoggia borse e dispense sulla scrivania.
La musica altissima da ascoltare nelle cuffie, in stazione.