sabato 17 ottobre 2015

La 'stupidina' che eri..



Ho sempre considerato le mie gambe una vera croce.

Non erano loro a portare in giro me, ero io a trascinarmi appresso loro. Tutte storte e senza un senso. Di buono c'è solo che le ho magre da sempre e per loro natura. Ma niente altro. Per il resto, non mi sono mai piaciute.

Anzi. Le ho odiate per anni, più di quanto abbia mal sopportato ogni altro centimetro del mio corpo. Forse perchè sono la parte più visibilmente deformata di me e mi sono spesso e volentieri accorta di come gli occhi delle persone che non mi conoscono si focalizzino proprio sul quel punto. 

Così mi sono nascosta. Per anni. 

Mi infagottavo in ogni stagione. Uscivo con i jeans - quelli lunghi! - anche a Luglio. Tornavo a casa sudata persa e boccheggiante di sconforto. 

Poi, un giorno dopo l'altro, ho iniziato a cambiare prospettiva. Mi sono allenata agli sguardi degli altri e ai riflessi degli specchi. E' stata una vera pena. Uscivo di casa con l'angoscia nel cuore, tanta era la vergogna. Con fatica estrema, un centimetro alla volta, mi sono scoperta le gambe e la mente. 


Sono arrivata a capire che il problema non era negli occhi degli altri. Era nei miei. Quando ho iniziato ad accettare le mie gambe, gli sguardi del mondo non hanno più avuto importanza. C'erano. Ci sono e ci saranno sempre. Ma a un certo punto hanno subito una svalutazione. Contano ancora, ma meno di prima.

Ho capito di aver svoltato definitivamente il giorno che ho indossato il primo vestito sopra al ginocchio. Ho indugiato qualche minuto davanti allo specchio - 'lo metto o non lo metto?' - e poi ho pensato "Tanto mi guardano lo stesso. Almeno mi vesto come voglio io".

Una rivelazione. 

Da quel giorno l'estate è una stagione scatenata davvero; di pizzi trasparenti, svolazzi e stoffe colorate. I pantaloni non li voglio manco più vedere; nemmeno quando piove. I saldi si sono trasformati in un momento di estasi pura, in cui colleziono abiti per l'anno dopo. Man mano che passano gli anni mi sono scoperta sempre più audace; prima indossavo abiti che coprissero almeno le ginocchia, brutte e tutte storte. Adesso me ne infischio e mi scopro a sgattaiolare fuori di casa la mattina; le donne di casa che insinuano velatamente 'Ma non è un po' troppo corto quel vestito?'.  

E quando arriva il mese di Giugno e scoppiano i primi caldi ripenso a quella stupidina che si nascondeva tra le pieghe dei jeans. Devo molto alla sofferenza di quegli anni, che mi ha sconvolta al punto da desiderare di superarla in qualsiasi modo. Anche a costo di ribaltarmi l'anima. E perchè mi ha permesso di godermi davvero fino in fondo la leggerezza di adesso e delle estati che verranno.

Non tornerei indietro mai e poi mai. Ma sono contenta di essere stata anche così. E per ripagare la me stessa del passato e dei sacrifici che ha fatto, adesso indosso davvero tutto quello che voglio. Cioè, quello che penso mi stia bene - come tutti, no? -, che mi fa sentire bella.

Oserei dire, quasi un po' figa.. (Ma l'ho scritto davvero? Oh mama...!)



Scommetto che anche voi avete vissuto dei piccoli traumi con il vostro corpo. Che hanno compromesso le vostre scelte in fatto di abiti e abbigliamento in generale. Vi auguro di superarle o che, meglio ancora, le abbiate già superate. 

E per darvi l'incoraggiamento giusto vi lascio il link di un profilo Instagram davvero unico. 

Si chiama Disabled Fashion e si occupa di pubblicare gli scatti personali di persone disabili. L'obbiettivo è celebrare la sensualità di chi ha delle diversità fisiche e, un po' bene un po' male, le ha elaborate. E ha finito per piacersi quel tanto che basta per il coraggio di scattare un selfie. 

Con le stampelle, la protesi o la sedia a rotelle. Con le cicatrici in vista. Senza un arto. 

E nonostante questo, ma anche grazie a questo, lo sguardo fiero di chi sa di essere bello/a. 

A modo suo.


Nessun commento:

Posta un commento