giovedì 25 febbraio 2016

Talento. Ma non solo


Quando non riusciamo a fare qualcosa ci viene naturale credere che ci manchi il talento per farla. Ossia quell'attitudine profondamente innata e indipendente dalla nostra volontà che nelle giuste dosi, e accompagnata da un pizzico di fortuna, fa sì che alcuni di noi sembrino cavarsela nella vita meglio e più facilmente di altri, senza che questo comporti per loro particolare impegno o fatica.

Si tratta, in vero, di un fatto cui ci abituiamo abbastanza in fretta da bambini. E crescendo la situazione di certo non migliora. La sorte che assegna in dote una capacità a questo o a quell'individuo infatti appare ai nostri occhi come una dea più scorretta che bendata. In alcuni casi anzi parrebbe vederci fin troppo bene; non si spiegherebbe altrimenti lo spropositato stuolo di dotatissimi amici e parenti, che fin dalla più tenera età eccellono in attività per cui invece noi non siamo assolutamente portati.

Farsi una ragione di questa scomoda verità si trasformerà presto in un facile automatismo e nel corso del tempo finiremo per credere che solo i più fortunati di noi nascano con l'Innata Dote. E colui che non riesce particolarmente bene in un'attività, per mancanza di talento appunto, non abbia ragione di accanirsi nell'impresa.

E' il caso ad esempio dello studio di certe materie o delle attività manuali; per alcuni sembra davvero semplice spendere il proprio tempo ad adoperarsi tra libri o pennelli. A loro viene naturale, non costa nessuna fatica ci ripetiamo sconsolati. A che scopo provare se non si possiede la capacità?

Una sera però al Festival di Sanremo conosciamo Ezio Bosso, un pianista cui una malattia ha strappato una fetta di quel talento che, lui sì, ha sempre posseduto per natura. E mentre quest'uomo si esibisce sul palcoscenico il nostro cuore si risveglia lentamente, mentre lo sguardo resta rapito e gli occhi ci si inumidiscono tra quei tasti bianchi e neri.

Sentiamo che qualcosa in noi si smuove come per incanto e in pochi minuti si scioglie l'inganno di quella sciocca bugia cui strenuamente proviamo ad attaccarci. 

Basta poco e la magia è fatta. Una melodia dolce, tanta fatica e un paio di mani sfinite dai giorni aiutano a ricordarci che per essere i migliori, di tutti o di noi stessi, serve in effetti un bel po' di talento. 

Ma non solo.

domenica 14 febbraio 2016

martedì 9 febbraio 2016

Sì, viaggiare.


Sfogliare una guida nuova di zecca. 

Sentire il profumo della carta e quel rumorino che fanno le pagine quando le fai scorrere tra le dita per la prima volta. 

Pregustare i paesaggi dal finestrino.

Fare la lista delle cose da portare e quelle da non dimenticare assolutamente. 

Sapere che comunque vada ci dimenticheremo qualcosa lo stesso. 

E poi partire. Per vicino o per lontano. 

Trascinarsi addosso in lungo e in largo quella valigia piena di vestiti, accessori e pezzetti di quella vita che abbiamo deciso di mettere in stand by per qualche giorno. Giusto il tempo di una vacanza.