mercoledì 25 novembre 2015

- L'amore addosso -

Foto di  Paul Schneggenburger: www.schneggenburger.at 

Se penso all'amore di solito penso a un insieme di braccia che si incastrano. All'amore che si respira addosso. Si intreccia, attorciglia su stesso e poi insieme a qualcun altro. Sulle spalle o sopra i piedi. Col mento nella clavicola. I polsi tra le scapole e le ciglia nelle orecchie. In un gomitolo di muscoli, spalle e dita. 

Che a pensarci bene, mentre ti abbracci ti sembra quasi di stare impastando una torta. Che più a lungo impasti, più forte stringi a te, più buona ti viene.

Se penso all'amore di solito penso a qualcuno che ti vuole così tanto bene da renderti migliore. In un modo che mai avresti pensato. 

Se penso all'amore di solito penso a un'emozione davvero un po' balorda. Che trasforma il brutto in bello e qualche volta di nuovo il bello in brutto, che impasta la gioia col dolore e modella le persone un giorno alla volta. Un abbraccio in fila all'altro. 

Se penso all'amore penso a storie come quella che sto per raccontarvi. 

E quando ho letto questa storia ho pensato fosse proprio amore. Di quello che sta addosso.

Lei si chiama Debby Elnatan ed è la mamma di Rotem, un ragazzo affetto da paralisi cerebrale e che per questo non può camminare in maniera autonoma. Ci prova ma senza riuscirci. 

Quando il bambino ha appena due anni i medici spiegano alla sua famiglia che, proprio per il fatto di non aver mai potuto camminare, Rotem non possiede nemmeno lontanamente la consapevolezza di avere due gambe e due piedi. Per lui non esistono. Non li ha mai potuti utilizzare e pertanto è come non ci fossero: 'Per una madre è incredibilmente difficile apprendere una cosa del genere. Per superare questo problema, ho iniziato a camminare con lui giorno dopo giorno, una prova molto difficile per entrambi'.

Camminare costantemente chinati a sostenere il corpicino traballante di un bambino così piccolo che non è in grado di controllare il proprio peso è un'operazione complicata, che si riduce a un maldestro tentativo di guida alla camminata ma che porta scarsi risultati. 

Nel tempo, quindi, mamma Debby inizia a fabbricare delle speciali cinture che agganciano le gambe e i piedi del bambino insieme a quelli della madre, che può così aiutare a mantenere la posizione eretta di entrambi. 

All'inizio si tratta di marchingegni spartani creati in casa. Due paia di sandali e una fascia elastica aggrappata al busto del bambino. Ma l'esperimento funziona. E funziona così bene che Rotem può iniziare a conoscere il mondo finalmente anche in piedi.


Qualche anno dopo, dall'idea di questa mamma nasce Upsee

Creato dall'azienda Firefly della Leckey, specializzata nella produzione di ausili per bambini disabili, Upsee è la realizzazione della fatica di questa donna e consente ai genitori di bambini disabili in tutto il mondo di utilizzare questa speciale imbracatura per aiutarli a camminare. 

L'uso di questa cintura non archivia la sedia a rotelle né può guarire un bambino affetto da una paralisi cerebrale, ma può allargarne un pochino gli orizzonti. Ampliare le esperienze della vita che sarà in grado di fare, con l'aiuto di qualcuno che gli vorrà così bene da aiutarlo a raggiungere vette che mai avrebbe pensato.

Upsee è lo strumento nato 'dal dolore e dalla disperazione di una mamma' che oggi trasforma il dramma di una malattia che toglie tutto nella meraviglia di un sorriso inaspettato e dai minuti contati. Che dura pochissimo: il tempo di un balletto, di una canzone, di una passeggiata ai giardini con altri bambini. O anche solo di un abbraccio, da poter dare all'altezza giusta. E che proprio per questo vale davvero la pena di vivere.


Ecco.

Quando penso all'amore, penso anche un po' a storie così. Perchè raccontano un sentimento che impasta davvero la gioia con il dolore. Si aggancia i piedi e tira su la schiena in uno sforzo che sa di fiducia e volontà estrema. E che si respira, proprio addosso addosso, nei passi di ogni giorno. 

2 commenti:

  1. Io quando penso all'amore penso a un sentimento che non conosce limiti e barriere, soprattutto fisiche. E questa storia ne è la prova.
    Un abbraccio grande
    LuluCuomo

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